2016 – n. x+5 – Incubo

Sto tornando a casa a piedi dal paese vicino. Sono con mia figlia. C’è una fila di macchine ferme al passaggio a livello. E’ estate. Sono in giro col mio vestito cortissimo nero. Per non fare gli ultimi 500 metri a piedi, apro una portiera di una macchina a caso, sedili dietro, e ci infilo mia figlia. Chiudo. Vado all’auto davanti e mi ci infilo io. Tanto la strada per arrivare a casa è dritta… che pericolo ci sarà mai? Infatti dopo 500 metri io scendo, ma l’auto con mia figlia non si ferma.
Non la vedo più. Non c’è.
Corro al passaggio a livello. Corro a casa. Mia figlia è sparita. Inizio ad urlare il suo nome. Grido, la chiamo. Come ho potuto essere così cretina? Che cazzo ho combinato?

Disperazione totale.

Poi mi fermo. Mi guardo. Che ci faccio con questo vestitino da zoccola? Non lo metterei MAI per uscire. Fermi tutti. Qualcosa non torna. Non metterei MAI mia figlia in una macchina a caso, ma scherziamo??
Sento il mio cervello cercare di prendere il controllo. Mi dice: calmati, è un sogno. Mi guardo in giro. E’ tutto strano. Sì, potrebbe essere un sogno, ma mia figlia dov’è?
Ho il cuore che mi sta esplodendo nel petto
Calmati. Adesso prendi il controllo e svegliati.
Mi sveglio. Apro gli occhi. Cerco il cellulare, accendo il display: luce.
E mia figlia è lì che sta dormendo vicino a me.

 

2016 – n. x+4 – L’albergo

Siamo in una camera d’albergo. Ci siamo agitati tanto da rompere un lenzuolo blu. Mi sto rivestendo. Prendo le mie mutande nere e scopro (non si sa come) di aver trovato lavoro lì, in quell’albergo. Dovrò rifare le camere.

All’improvviso lo vedo per il posto squallido che è. Vedo la polvere, i muri macchiati. Penso che dovrò affiancare qualcuno per imparare e che poi non sarà la fine del mondo. La sensazione è di squallore comunque.